Cotone

Il cotone a stelle e strisce segue nuovi protocolli di sostenibilità

Il Covid ha stravolto molti aspetti nel mondo dl tessile e dell’abbigliamento e tra questi anche l’approccio alla sostenibilità da parte di produttori e consumatori finali. In questo contesto U.S. Cotton Trust Protocol ha elaborato un nuovo protocollo per il cotone statunitense che coinvolge coltivatori di ogni tipo facenti parte dell’intera filiera agricola.

Da ieri produttori e rivenditori possono iniziare a sottoscriverlo, prendendo atto dell’impegno a sostenere l’obiettivo di ridurre il consumo di suolo, delle risorse idriche, delle emissioni di gas serra e dell’uso di energia, oltre a raggiungere una maggiore efficienza nell’impiego di terra coltivata e di carbonio del suolo.

Lo U.S. Cotton Trust Protocol stabilisce così un criterio completamente nuovo volto anche per certificare la sostenibilità del cotone statunitense. Un risultato ottenuto mediante una raccolta di dati precisa e una verifica svolta da terze parti in modo indipendente, con obiettivi da raggiungere entro il 2025: tra questi la riduzione del 39% delle emissioni di gas serra, una riduzione del 50% dell’erosione del suolo e la riduzione di quasi un quinto dell’utilizzo di acqua.

Il Consiglio dei direttori del Trust Protocol coinvolge rappresentanti dell’intera filiera, inclusi produttori e rivenditori quali Levi Strauss & Co, Tesco, e ONG quali il WWF e l’Environmental Defence Fund. La ricaduta di benefici riguarderà anche le imprese e i consumatori europei, dal momento che fornirà certificazioni e informazioni ottenute in modo indipendente che permetteranno ai cittadini di compiere scelte più sostenibili dal punto di vista ambientale. Il cotone coltivato nell’ambito dello U.S. Cotton Trust Protocol è stato aggiunto alla lista delle fibre e dei materiali principali della Textile Exchange.

Il post Covid ha alzato l’importanza della tracciabilità per le aziende al 66%, unico fattore in crescita, contrariamente a produzione manifatturiera, materie prime, condizioni di lavoro e sostenibilità nel settore delle costruzioni. Il 63% degli intervistati in Europa ha dichiarato che investirebbe più risorse in sostenibilità in seguito alla crisi generata dal Covid-19, in termini di capitali, tempo o altre risorse e il 42% ha detto che i propri clienti sono più interessati alla sostenibilità ora che prima della crisi, e in media, gli intervistati hanno dichiarato che quasi la metà (48%) dei propri clienti sceglierebbe un concorrente se l’azienda non raggiungesse i propri obiettivi di sostenibilità.

La ricerca è stata condotta tra il 21 giugno e il 5 luglio su un campione di 138 dirigenti provenienti da vari settori e paesi. Divisi in modo quasi equo gli imprenditori che imputano al Covid un impatto negativo (40%) o positivo (43%) sugli investimenti. Il 9% ha sospeso i propri piani di sostenibilità.

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