Tirata d’orecchie di Vago ai distretti tessili: “No ai campanilismi”
A una settimana dal ritorno al lavoro nel settore del tessile-abbigliamento il presidente di Sistema Moda Italia Marino Vago ha fatto il punto della situazione. Un’analisi a largo raggio tra danni provocati dal coronavirus, interventi del Governo rivedibili, critiche su alcuni comportamenti tenuti in piena emergenza e prospettive per il futuro.
Una approfondita conferenza stampa via web che ha sollevato qualche pentolone e messo in mostra un quadro ovviamente non troppo confortante. Intanto le cifre, a iniziare dai tre miliardi e mezzo di euro di fatturato andati in fumo nel settore moda: “Il 95% circa delle aziende a campione – ha spiegato Vago con l’ausilio di slides illustrative – prevede il ricorso agli ammortizzatori sociali, coinvolgendo nel 65% dei casi oltre l’80% dei lavoratori e l’80% ha attivato lo smart-working. Il 42% delle aziende a campione ha accusato un calo del fatturato compreso tra il -20% e il -50%, il 28% tra il -10 e il -20% e il 7% addirittura superiore al -50%. La flessione media è quindi del 25,4%”.
Percentuali simili anche raccolta ordini, mentre l’export rimane avvolto nella più completa incertezza e potrebbe chiudere l’anno a -20%, con una perdita di sei miliardi di euro, per un totale di calo di fatturato di nove miliardi, gli stessi persi dal settore negli anni di crisi 2009-2013.
Poi un riferimento a quanto successo nel paradossale giovedì del tessile italiano di fine aprile, con l’apertura di Biella, la successiva chiusura e poi il passo in avanti di Prato all’inizio della settimana seguente: “Queste azioni non coordinate, frutto di idee singole – ha detto Vago – hanno portato risultati superiori a quelli che avremmo ottenuto presentandole insieme, come invece fanno in altri Paesi? Insieme si può essere vincenti, è così difficile da capire? Non c’è uno che ha più colpa di un altro, tutti hanno la loro”.
bisogna iniziare a pensare ad un sistema fieristico ottimizzato
Sulle fiere rimane una certa difficoltà a capire il futuro: “Ci sono grandissime preoccupazioni – ha confermato il presidente – perchè ognuno sta ancora cercando le soluzioni. I saloni sono determinanti perché il tessuto va toccato con mano e vanno bene web e applicazioni per avvicinarsi alla realtà ma il contatto personale ci vuole. Anche in questo caso bisogna iniziare a pensare ad un sistema fieristico generalizzato, con accordi tra le varie realtà, coordinato anche nella gestione delle risorse; l’impatto sarebbe ottimizzato. L’altra difficoltà è convincere i compratori a tornare in Italia e dopo questa emergenza l’Italia ha dato un’immagine buona, positiva, di una nazione capace di mantenere l’italian style”.
E non è mancato il riferimento alla produzione di mascherine, con una spiegazione del direttore di Sistema Moda Gianfranco Di Natale su costi, tipologie e norme, con riferimenti critici verso le misure prese dal Governo non solo su questo tema ma anche sui finanziamenti, visti come prestiti e quindi debiti.