Grafico imprese

Il tessile abbigliamento tra tante ombre e poche luci

Il 2019 del tessile abbigliamento italiano si sta avviando al termine in uno scenario sicuramente poco esaltante, per non dire addirittura preoccupante.

Secondo l’Indagine Congiunturale del Centro Studi di Confindustria Moda per conto di Sistema Moda Italia e basata sui primi nove mesi dell’anno il settore fatica e archivia in area negativa due trimestri su tre. Come sempre c’è discordanza tra i vari fattori analizzati, sia per la dimensione aziendale che per la presenza in filiere internazionali e la tipologia di prodotto.

Il primo trimestre è stato negativo (fatturato -0,3%) senza distinzioni di rilievo tra ‘monte’ e ‘valle’. Un po’ meglio da aprile a giugno (+1,5%) ma con un -2,5% a monte e un +3,8% a valle. Da luglio-settembre i numeri sono tornati impietosi, con una contrazione media del -2,9%: la maggior sofferenza si registra per le imprese tessili, il cui fatturato arretra su base trimestrale del -4,7%. Variazione negativa, ma su ritmi meno intensi, interessa anche le aziende del “valle”, in calo del -1,8%.

Per quanto riguarda i mercati nel primo trimestre male l’Italia (-5,6%), bene l’estero (+4,8%), nel secondo a far calare il mercato interno è stata la domanda intrafiliera di cui fanno parte anche griffe del lusso (-0,6%), mentre il fatturato estero è cresciuto del +6,6%, sostenuto dalle vendite del “valle”.
Per il terzo trimestre si stima una flessione del -8,4% in Italia, mercato peraltro in arretramento sia per il Tessile sia per l’Abbigliamento; di contro, l’estero cresce del +2,2%, sintesi tuttavia di un calo del -4,7% per le imprese tessili e, viceversa, di un incremento pari al +6,3% per le imprese del “valle”.

Per il prossimo futuro le imprese a campione sono orientate ad una “stabilità” delle “altalenanti” condizioni (70,0%), vede un miglioramento il 14,1% degli intervistati mentre c’è pessimismo nel 15,9%.

I numeri positivi arrivano dal commercio con l’estero (+4,9%), superando i 19,3 miliardi di euro. L’import è cresciuto del +4,3%, per un totale di 13,2 miliardi di euro. Da gennaio a luglio 2019 il saldo commerciale del Tessile-Moda oltrepassa quindi i 6,1 miliardi di euro, con un incremento di 365 milioni.

Ma i due macro-comparti della filiera hanno un andamento diverso in termini di export. Le vendite dell’industria tessile calano del -1,4%, mentre quelle di abbigliamento salgono dell’8,2%. Nel caso dell’import il “monte” della filiera archivia una variazione debolmente positiva (+0,4%), mentre per il “valle” è più sostenuto (+6,2%).

Per la maggior parte dei comparti le esportazioni sono calate ma compensate dagli aumenti di alcune produzioni tessili, nonchè maglieria e confezione. Nel dettaglio: tops lanieri +3%, filati -3,9%, tessuti -2,3%, tessile per l’arredo-casa -4,7%, tessile tecnico +1,5%, maglieria +12,2%, abbigliamento confezionato +6,7%, calzetteria -8,3%. Per l’import invece tops e filati -2,9% e -4,5%, tessuti +3,5%,  tessile-casa -1,7%, altri prodotti tessili +5,1%, maglieria -0,5% , calzetteria e abbigliamento +6,6% e +12,4%.

Fino a luglio le vendite destinate sia alle aree UE sia alle aree extra-UE sono state positive: in Europa (pari al 53,8% del totale) +3,8%, negli altri paesi (pari al 46,2% del totale) +6,3%. L’import dagli altri Paesi dell’Unione (43,9% del totale) +3,2%, extra-UE (a quota 56,1%) +5,1%.

Germania e Francia, primo e secondo mercato, presentano rispettivamente un decremento del -1,0% e, viceversa, un aumento del +7,3%. Poi la Svizzera, che ha superato Regno Unito e Stati Uniti con un +26,4% (è diventata hub logistico-commerciale per diversi gruppi internazionali della moda). L’export diretto nel Regno Unito, nonostante la Brexit, è a +12,1%; quello negli USA cresce del +10,3%. Bene anche la Spagna (+3,8%). Hong Kong ha iniziato leggermente a calare già prima delle recenti tensioni (-0,2%), la Cina Continentale è invece cresciuta del +6,8%.

La Cina si conferma al primo posto tra i fornitori (+6,3%). Le previsioni sul terzo trimestre sembrano confermare questo trend.

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