A Confartigianato Prato la Finanziaria non piace

Bocciatura su tutta la linea per la Finanziaria da parte di Confartigianato Imprese Prato, che la giudica “penalizzante per artigianato e piccola impresa”.

“Una manovra che cerca un capro espiatorio davanti alla manifesta incapacità di proporre rimedi efficaci per una situazione che si è andata aggravando nel corso degli ultimi governi”. Non ha usato mezze parole il presidente Luca Giusti per giudicare il provvedimento, che sembra concentrata sul problema di mettere toppe a una situazione difficile senza alcun disegno e azione volta allo sviluppo.

il distretto pratese è colpito negativamente in modo più accentuato

“Un passo indietro – continua Giusti – che ci riporta all’età in cui artigiani e piccoli imprenditori erano considerati evasori e quindi bersagli da colpire. Quindi siamo ancora una volta le categorie più colpite, anche perché è molto più semplice attaccare le realtà più piccole e quindi con meno possibilità di difendersi. Una linea dettata da una incapacità politica che sembra spesso rasentare l’incompetenza. Una manovra che penalizza chi opera correttamente mentre chi evade è incentivato a farlo sempre più con una classe politica che appare più alla ricerca di voti che di reale sviluppo. Di tutto questo il distretto pratese, caratterizzato da una forte componente manifatturiera, è colpito negativamente in modo più accentuato”.

“Teniamo presente – dice il segretario generale Marco Pieragnoli – che l’artigianato e la piccola impresa raccolgono l’85% dell’occupazione in Italia. E invece di venir considerate la spina dorsale del Paese sono ancora una volta tartassate pensando di poter recuperare 35 miliardi dall’evasione, un obiettivo destinato a fallire”.

Nel mirino di Confartigianato ci sono alcune misure che penalizzano la categoria come l’affossamento della flat tax al 20% per i regimi forfettari e la mancata semplificazione grazie alla fatturazione e allo scontrino elettronico. “Ma anche – aggiunge il vicepresidente Stefano Crestini – la difficoltà di compensare i crediti con la pubblica amministrazione, crediti che le aziende sono costrette ad accantonare presso lo Stato centrale con un anno e mezzo di ritardo; inoltre l’obbligo del committente di provvedere al pagamento delle ritenute fiscali per il proprio appaltatore in relazione al tempo di esecuzione dei lavori. Si parla molto delle tasse sulle auto aziendali, sulle bibite e sulla plastica, ma di queste tasse occulte, che costringono le imprese a ulteriori spese amministrative, nessuno ne parla. E mi sembra un fatto grave”.

Nella foto, da sinistra, Crestini, Giusti e Pieragnoli

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