Como e congiuntura, inizio di 2019 con stabilità

Le imprese di Como, così come quelle di Lecco e Sondrio, archiviamo un marzo 2019 all’insegna di una stabilità che riguarda il 60% del campione oggetto dell’indagine congiunturale.

Gli ordini di marzo confermano i livelli del mese precedente per oltre due aziende su tre (66,7% per l’Italia e 70% nel caso dell’export): sul mercato domestico c’è un rallentamento della domanda che interessa un’impresa su quattro (25%), a fronte di una tendenza all’aumento che riguarda invece l’8,3% del campione. La domanda oltre confine rivela un andamento più favorevole e risulta caratterizzata invece da una maggior incidenza di indicazioni di aumento (20%) rispetto a quelle di diminuzione (10%).

L’attività produttiva mostra una tenuta rispetto a febbraio (63,6%) , mentre il tasso medio di utilizzo degli impianti di produzione si attesta al 73,8%, in diminuzione rispetto a quanto esaminato nell’edizione dell’Osservatorio dello scorso novembre (80,2%). Il fatturato è stabile per il 58,3% delle imprese, in aumento per un’azienda su quattro (25%) mentre in diminuzione per il restante 16,7% del campione.

Le aspettative per l’immediato futuro è di conferma della situazione.

Tra le criticità rimangono il limitato orizzonte di visibilità sugli ordini e le situazioni di insolvenza e di ritardo dei pagamenti da parte dei clienti (per un’azienda su due). E si aggiungono i prezzi delle materie prime, in crescita per oltre un’azienda su quattro (27,3%).

“Il quadro economico descritto dall’indagine sul mese di marzo – dice il presidente di Confindustria Como, Aram Manoukian – delinea una situazione di sostanziale stabilità. I numeri non riescono ancora ad esprimere quella fiducia che vorremmo rilevare tra le imprese, a maggior ragione considerando il portafoglio ordini sempre molto limitato per gran parte delle aziende. Inevitabilmente incidono i costi delle materie prime per diversi settori e situazioni di insolvenza o ritardo nei pagamenti. È indispensabile maggior collaborazione e fiducia per stimolare gli investimenti anche attraverso una politica industriale di cui, purtroppo, non si percepisce una chiara visione”.

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