L’edizione autunnale (ma con un caldo estivo) di Intertextile Shanghai Apparel Fabric va in archivio con numeri da interpretare. La fiera, anticipata di oltre due settimane rispetto alle abitudini, ha sicuramente pagato dazio al calendario cinese, stretta com’è stata tra la Festa della Luna e quella della Repubblica Popolare, iniziata di fatto sabato, con l’ultimo giorno di Intertextile abbastanza penalizzato, a giudicare dai corridoi non troppo affollati.
Non è dato sapere se il ‘fattore festività’ sia stato calcolato al momento di decidere la data ma le certezze sono due: nel 2019 l’appuntamento sarà di nuovo a fine settembre; c’è già qualcuno che chiede di tornare sui propri passi e ripensare a ottobre. Gli organizzatori confermano la bontà della scelta: Messe Frankfurt ha fatto arrivare a Shanghai i principali membri del board tedesco, con , col vice presidente della sezione del tessile Olaf Schmidt ad accompagnare Wendy Wen, responsabile dell’ufficio di Hong Kong, Wilmet Shea e Katie Chan; e non è mancata neanche la presenza dell’ufficio italiano con Donald Wich.
“Il primo giorno ha fatto registrare una crescita del 10% dei visitatori – hanno detto a conteggi ancora da ultimare – ed anche i padiglioni esteri hanno toccato numeri importanti, con Taiwan passata da 10 a 42 aziende”. Linea soft sulla questione dazi Usa-Cina: “Come organizzatori di fiere – ha detto Braun – siamo favorevoli al libero commercio. Noi offriamo una piattaforma per gli affari e non vogliamo occuparci di politica e non abbiamo neanche un’influenza tale da poter cambiare le decisioni che vengono prese. Per quanto ci riguarda Intertextile resta una fiera internazionale”.
In attesa dei numeri ufficiali c’è comunque da sottolineare la grande dinamicità del mercato cinese e l’alto numero di espositori, anche internazionali. Nonostante la folla delle prime due giornate non si è fermata neanche l’imbattibile laboriosità dei cinesi nelle opere pubbliche: al National Exhibition and Congress Center è infatti in programma a novembre una fiera addirittura più ampia, che coinvolgerà tutti i padiglioni, la China International Import Expo, e il passaggio tra un allestimento e l’altro è stato quasi istantaneo, senza considerare la realizzazione di una nuova strada di accesso, il restyling della fermata della metro e l’asfaltatura e segnatura dei posti auto in un parcheggio grande come tre campi da calcio in meno di 36 ore.
Esempi di come la Cina stia marciando a ritmi vertiginosi, purtroppo, viene da dire da ‘addetti ai lavori’ italiani, anche nel tessile, dove la qualità della produzione interna sta raggiungendo livelli simili ai nostri medio-alti. E’ carente ancora la fantasia ma le aziende locali stanno selezionando tecnici e designer italiani da ingaggiare a stipendi concorrenziali e quindi la sfida, nei prossimi anni, sarà ancora più dura.