Modelle virtuali, abiti che si adattano alle curve e alle misure del corpo con un click, un open space a disposizione di chi ha idee, genio e voglia di fare, grafici che si aggiornano quotidianamente per seguire le vendite di ogni singolo capo: la tecnologia incontra la moda nel Creative Lab presentato oggi al Centergross di Bologna, frutto tangibile di un anno di lavoro in comune tra Imperial e l’Università di Bologna, la gloriosa Alma Mater Studiorum.
Creative Lab è uno spazio di 500 metri quadrati nel blocco 2 del Centergross messo a disposizione, arredato e attrezzato da Adriano Aere, patron di Imperial: spazi aperti, arredamento eco-vintage, postazioni mobili, uno spazio per riunioni, una sala per proiezioni e una tracking room, dove la tecnologia 3D incontra la moda creando una mini rivoluzione nel mondo del fast fashion.
Questo angolo di Silicon Valley nella piana bolognese è la prima testimonianza concreta della collaborazione tra l’azienda e l’Università, tra il privato rappresentato da Aere e il pubblico, nella persona del rettore Francesco Ubertini, accompagnato dallo staff di docenti che da più di un anno sta seguendo il progetto, nato sulla scia del Think Tank e plasmato dall’area Ricerca e Trasferimento Tecnologico dell’Alma Mater, nell’ambito dell’Accordo Quadro di collaborazione sottoscritto nel 2014: una piattaforma di confronto tra Imperial e l’Università di Bologna che permettesse all’azienda di ottenere risposte a problemi specifici e a docenti e ricercatori dell’Ateneo di proporre nuove idee ed innovazioni di potenziale interesse sulle quali Imperial potesse poi investire.
Così Imperial, nel giro di un anno, ha visto creare il Lab confrontandosi con i Dipartimenti di Informatica – Scienza e Ingegneria (DISI), Ingegneria Industriale (DIN), Scienze Aziendali (DISA) e l a stessa Area Ricerca e Trasferimento Tecnologico: oggi la presentazione ufficiale, passata dalle parole emozionate di Aere a quelle entusiaste del rettore, dalle spiegazioni tecniche dei docenti alla dimostrazione dei modelli in 3D e realtà virtuale.
Il progetto ruota intorno al modello aziendale di Imperial analizzato nelle sue componenti in gran parte uniche per numeri e organizzazione e per Aere e la sua azienda, così come per l’Alma Mater, si tratta di un dare-avere che va al di là dell’aspetto economico: Imperial ha messo struttura e soldi e in cambio riceverà alla lunga strumenti in grado di far risparmiare tempo e risorse e di sviluppare mercati e idee, l’Università ha avuto da Imperial soldi e appoggio anche per progetti di ricerca e innovazione che esulano dal mondo della moda e fornisce a Imperial competenze di docenti e studenti.
Un circolo virtuoso che si è concretizzato nel Creative Lab: Aere ha parlato di Fashion 4.0 rispondendo ai dubbi ed ai timori che la sartorialità e la manualità degli stilisti venga svilita da mouse e programmi di realtà virtuale: “Gli stilisti – ha detto l’imprenditore bolognese – devono seguire i tempi e il progresso, senza perdere le loro caratteristiche. Tutti eravamo impauriti dall’avvento dei computer, temendo che potessero sopraffarci, ma chi ne ha capito subito uso e utilità adesso se ne serve per lavorare meglio, E così accadrà nella moda”.
Sicuramente già adesso se ne giova la distribuzione, a guardare il lavoro del Dipartimento di Informatica – Scienza e Ingegneria, che ha analizzato le dinamiche di vendita al dettaglio dei capi Imperial nei negozi della catena e nei negozi terzi, attraverso la raccolta dati sistematica delle informazioni post-vendita. Sfruttando diverse tecnologie, sono stati proposti meccanismi di raccolta dei dati di vendita al dettaglio, che hanno consentito di fornire informazioni precise su quale capo si vende e quale no, in quali giorni, in quale tipo di negozio e in quale area geografica, con tanto di età media del cliente. Ne è nata una rete navigabile delle relazioni esistenti tra le varie caratteristiche del capo e della vendita che rendono evidenti trend e tendenze.
Infine l’UNIBO Launch Pad, l’unico programma italiano di accelerazione imprenditoriale per giovani, avviato nel 2015 dall’Università di Bologna in collaborazione con l’Istituto Italiano Imprenditorialità: momenti di aula, affiancamento da parte di mentori, incontri sistematici con imprenditori e, per i team più promettenti, una fase finale in California, nella Silicon Valley. I candidati della prima edizione, valutati da una giuria di esperti, composta tra gli altri da Adriano Aere, hanno presentato tre progetti ad elevato contenuto tecnologico: HK, dedicato all’agricoltura di precisione; Ne.mo, per la rilevazione e localizzazione acustica di parassiti in agricoltura e Domo Genetics, impresa che si prefigge di ridurre drasticamente tempi e costi nelle diagnosi dei tumori.
E’ già in atto la nuova edizione: tutti i giovani ricercatori, assegnisti, dottorandi e post-doc dell’Università di Bologna potranno presentare entro il 1 luglio le proprie idee di impresa direttamente sul sito di Unibo Launch Pad. Due sono stati già accettati: uno di Economia (l’analisi del mercato dell’abbigliamento in Iran) e uno legato al Dams sullo storytelling aziendale. I progetti più promettenti entreranno poi nella fase di accelerazione, che avrà inizio tra settembre e ottobre e durerà dieci settimane, al termine delle quali i team avranno l’opportunità di presentare la loro idea ad un panel di investitori.